Dalla radio ai podcast: quale sarà il futuro?

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Dalla radio ai podcast: quale sarà il futuro?

I contenuti audio occupano una parte sempre più importante delle nostre vite: Ipsos ha rilevato circa 9.3 milioni di ascoltatori mensili di podcast in Italia, Nielsen IQ ci parla di una crescita di fruizione dei podcast del 4% e degli audiolibri dell’11% in Italia negli ultimi due anni.
Noi di Story Farm nel 2021 abbiamo realizzato circa 400 ore di contenuti audio e possiamo garantire un’alta qualità dei prodotti soprattutto grazie alla collaborazione di professionisti di grande esperienza, come Gigio D’Ambrosio, speaker di lunga carriera, con cui abbiamo fatto quattro chiacchiere.

Gigio ha iniziato a lavorare in radio nel 1975, a Radio Milano International, la prima radio privata italiana, e ricorda con grande emozione quegli anni.
Abbiamo vissuto un momento storico di grande fermento e creatività. Prima delle cosiddette radio pirata la musica, in radio, era merce rara, e la RAI ne proponeva davvero poca, mentre Radio Milano International trasmettevamo musica h24. Così è nato un nuovo mondo, si è aperta una traiettoria che prima non c’era e che ha portato molte altre evoluzioni negli anni a seguire”.

Cosa hanno in comune radio libere e podcast?

La tua carriera sembra essere stata un’avventura davvero emozionante...
Sì, la radio è sempre stata la mia più grande passione. Dal 1975 in poi non ho mai smesso, ho lavorato a Radio Milano International da quando avevo 16 anni per 30 anni fino al 2005, nel 1990 ho anche fondato Radio Rock Fm poi sono passato a Radio 105 Classic e dal 2009 sono in RTL 102.5.

Nel frattempo ho sviluppato altre esperienze nell’ambito dello stesso settore: nei primi anni 80 ho fatto il consulente musicale per Mediaset. Sono stato tra i selezionatori dei precasting di X Factor e membro della commissione giovani di alcune edizioni del festival di Sanremo. La musica mi ha sempre affascinato.

Ho lavorato e studiato per diventare uno speaker professionista. Da molti anni sono una delle “voci” dei promo Mediaset e di programmi come Verissimo, ad esempio.

Un’esperienza a tuttotondo possiamo dire, cosa vedi in comune tra questi nostri tempi in cui l’audio sta tornando di gran moda e i tempi in cui tu hai vissuto cambiamenti epocali, come quelli delle radio libere?

Io credo che la direzione sia sempre la stessa: arrivare al pubblico in maniera sempre meno mediata e più diretta. Internet ha permesso un enorme passo avanti in questo, un cambiamento epocale, ma esattamente allo stesso modo delle radio tanti anni fa: arrivare a tutti facilmente, senza censure, con spontaneità.

Tutto viaggia in funzione delle evoluzioni tecnologiche: negli anni 70 le radio libere hanno iniziato a sfruttare le frequenze fm. Oggi la rete consente uno sviluppo della libertà di espressione che non ha eguali nella storia, chiunque può comunicare ciò che vuole.
Ovviamente, come capita spesso quando esplode un fenomeno, l’offerta si satura velocemente perché tutti vogliono dire la loro. Quando sono nate le radio in poco tempo ogni quartiere aveva la sua, oggi, con i podcast, è lo stesso: chiunque con pochi strumenti tecnici può dare vita a un contenuto da mettere on line anche se non sempre sono di buona qualità.
Io credo che, come è successo per le radio, riusciranno ad andare avanti solo coloro che producono podcast o audiolibri, curati sia dal punto di vista creativo e di racconto che da quello tecnico, saranno quelli ad essere premiati dal pubblico.
Credo che in un tempo relativamente breve ci sarà una selezione naturale di ciò che è fatto bene e chi produce contenuti dovrà essere capace di intercettare i gusti del pubblico e realizzare prodotti all’altezza.

Tu che hai fatto questo tipo di percorso professionale, oggi come ti approcci a podcast o audiolibri?

Mi piacciono i racconti di storie vere e i contenuti scientifici spiegati in maniera accurata ma accessibile. Dal punto di vista professionale, invece, osservo lo sviluppo del fenomeno per capire in che modo evolverà e se potrà essere, per me, un altro territorio da esplorare.

Intanto abbiamo realizzato insieme l’audiolibro “Inventa e Sogna” di Jeff Bezos (Sperling & Kupfer), come è stata questa esperienza?

Realizzare audiolibri è bellissimo: apprendi … lavorando.
Leggere la storia di Bezos, è stato molto interessante: è sicuramente un personaggio controverso, ma io credo che da uno che dal nulla ha costruito un impero ci sia sempre da imparare. Un’ammirazione che non deriva dal denaro che ha guadagnato, quanto, piuttosto, dal percorso che ha fatto.

La radio tra passato e futuro

Abbiamo parlato fin qui di audio, ma cosa ci dici del video? Gli speaker di oggi devono avere sempre più confidenza con questo strumento visto che le radio, ormai, hanno quasi tutte un canale video.

Credo che il video snaturi un po’ la natura della radio ma, d’altra parte, è la logica evoluzione di questo mezzo per arricchire il contenuto che viene proposto.

La radio è un mezzo magnifico, è il media più “antico” e più longevo, ciclicamente ha “sofferto” la nascita di nuove forme di comunicazione , prima la tv, poi internet, ora anche i podcast: resisterà anche a quest’ultima, ma credo che, soprattutto sotto l’aspetto della originalità dei programmi debba continuare ad adeguarsi ed evolversi per rimanere competitiva.

Abbiamo tanto immaginato il futuro, ma facciamo un breve salto nel passato: c'è qualcosa, in particolare, di cui hai nostalgia?

Assolutamente no. Mi sono appassionato a questo mestiere quando ero un bambino e uscì il film American Graffiti, in cui “Lupo solitario” parlava alla radio da un microfono gracchiante. E quella passione è ancora viva.

Mi ha sempre affascinato proprio questa possibilità  di “arrivare” con semplicità e spontaneità alla gente: la cosa più bella del mio lavoro è riuscire a comunicare emozioni e sensazioni attraverso la voce."


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